Riportiamo l’articolo, pubblicato sul sito del progetto Rotary per la sostenibilità di cui Scuola di Robotica è partner,  per presentare “Big Data e didattica innovativa”,  seconda lezione del corso di Formazione “Educare alla Sostenibilità“.

 

La prof.ssa Claudia Trisoglio Parodi, docente di lettere presso un liceo, da tempo utilizza i Big Data con le proprie classi come metodo di studio per raggiungere specifici obiettivi formativi. Durante la lezione ha sottolineato come i dati stiano diventando sempre più importanti nella nostra vita quotidiana sia come utilizzatori sia come creatori in quanto contribuiamo noi stessi ad alimentarli attraverso una ricerca in rete, un acquisto o qualunque azione con un device.

La scuola non può esimersi dal dare consapevolezza alle giovani generazioni dell’importanza di queste enormi masse di dati, che costituiscono informazioni essenziali per costruire la conoscenza. Gli studenti oggi sono madrelingua digitali, sono una generazione “touch” che chatta prima di saper leggere o scrivere, ma anche sommersi da informazioni che spesso non riescono a rielaborare, quindi è compito degli insegnanti portarli a conclusione del proprio processo.

I Big Data non sono numeri ma danno una visione complessiva della realtà immateriale, che non vuol dire virtuale, con caratteristiche di interattività e variabilità attraverso una molteplicità di canali sensoriali. L’applicazione delle 5 V- Volume, Velocità, Varietà, Veridicità, Valore – come metodo di studio conduce a ottimi risultati dal punto di vista didattico anche in materie non solo scientifiche

Dall’utilizzo dei Big Data nella didattica si apprende la necessità della scelta di una metodologia didattica adatta al contesto, l’importanza della verifica e soprattutto il “coraggio” di cambiare il percorso iniziato se non funziona.

La raccolta dei dati non è fine a se stessa e il metodo di analisi della realtà deve essere rivolta allo sviluppo del pensiero critico, valorizzando nel processo anche l’errore e soprattutto l’ascolto.

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