Riportiamo l’intervista a Chiara Montanari, pubblicata sul sito del progetto Rotary per la sostenibilità di cui Scuola di Robotica è partner.
Chiara Montanari, Ingegnere, è stata la prima italiana a capo di una spedizione in Antartide.
Ha un’esperienza ultra decennale nella gestione di missioni polari ed ha partecipato a 5 spedizioni internazionali, rappresentando oltre all’Italia anche la Francia e il Belgio. Ha gestito alcune delle basi di ricerca più estreme del nostro pianeta, come la Base Concordia in Antartide.
Nel 2014 ha ricevuto l’Ambrogino d’oro per l’impegno nell’innovazione. E’ TEDx speaker e nel 2019 è stata inserita da Startup Italia tra le 150 donne che “contribuiscono in modo significativo all’innovazione del nostro paese”.
L’intervista si articola in tre parti.
Nella prima parte, rispondendo alla prima domanda di Gianluca, Chiara racconta la sua esperienza in Antartide come capo missione di spedizioni scientifiche in regioni estreme. Per rendere vivo il concetto, paragona questo ruolo di capo spedizione all’ essere il capitano di una nave di pirati in un mare in tempesta. La nave è la stazione scientifica italo-francese Concordia, a 4000 metri di altezza in cima alla calotta polare, con temperature che variano da -50° in estate a -80° in inverno. I pirati sono le 80 persone che popolano la stazione scientifica, metà ricercatori, metà tecnici, una comunità multidisciplinare e multiculturale, una babele di discipline scientifiche e tecniche. Il mare in tempesta è l’Antartide, che sottopone la spedizione a una valanga di imprevisti e di situazioni estreme.
Alla domanda dell’intervistatore su cosa le hanno insegnato le esperienze di capo missione in Antartide, Chiara ricorda l’esperienza vissuta di un “vuoto incarnato”, una sensazione di assenza, una assenza di sensi. Assenza del senso visivo: non vi è differenziazione di colore rispetto al bianco del ghiaccio e al blu del cielo. Assenza del senso olfattivo: tutto è congelato e non si percepiscono odori. Assenza del senso uditivo: se non c’è vento non vi sono rumori. Si rimane immersi nel silenzio e nell’assenza, come in un ritorno ad una energia primordiale.
Ricorda imprevisti e situazioni estreme, come quando la base è rimasta senza carburante per 3 mesi per l’assistenza data ad una nave russa rimasta intrappolata nei ghiacci. In una situazione estrema come questa, Chiara ha dovuto gestire sia la parte tecnica che quella umana, riorganizzare tutte le attività della base scientifica, decidere e giustificare al team perché desse priorità a determinati progetti e non ad altri. Una situazione nella quale occorre prendere decisioni che non possono soddisfare tutti. Come accade ora con il virus.
Nella terza parte dell’intervista ha parlato dell’Antarctic Mindset, un approccio metodologico filosofico che si lega al mondo della sostenibilità. Chiara spiega che questo approccio nasce dall’esperienza personale maturata in Antartide e dalla ricerca di trovare uno strumento per gestire le spedizioni di fronte all’inaspettato. L’Antartide ridimensiona in qualche modo la nostra arroganza scientifica. Si è resa conto la natura è veramente molto più grande anche rispetto alle tecnologie più avanzate e utili che abbiamo a disposizione ma che in determinate situazioni non riescono ad imbrigliarla. Si è scontrata con l’imprevedibilità nonostante le previsioni più sofisticate. Ha cercato strumenti sempre più approfonditi sino ad approdare al filone delle scienze della complessità, in particolare nell’ambito sociologico e antropologico, e a sviluppare il metodo Antarctic Mindset insieme al filosofo della scienza Gianluca Bocchi. Metodo che ha utilizzato all’interno di aziende fortemente orientate all’innovazione, dove è importante costituire e organizzare team molto creativi.
Non vi raccontiamo altro. Godetevi questo bellissimo video e le emozionanti avventure nei ghiacci dell’Antartide. Sentirete come vostre le sensazioni che Chiara ha provato, i cambiamenti che le avventure vissute hanno provocato in lei, le riflessioni da cui ha avuto origine l’Antarctic Mindset, i consigli e le parole di incoraggiamento che sul finire dell’intervista ha rivolto al mondo dei giovani.
Bio
Chiara Montanari, oltre alle esperienze polari, ha condotto ricerca in Teoria dell’Organizzazione (al Politecnico di Milano) ed ha assunto ruoli gestionali in diversi settori e aziende: dalle consulenze su energie rinnovabili e strategie di sostenibilità (in Italia), alla direzione di una società nel settore Start-up e Broadcasting digitale (in United Kingdom). Più recentemente si è occupata di sviluppo di partnership Italia-Cina per l’innovazione tecnologica e dal 2018 è Interface Manager per l’Osservatorio CTA (Cherenkov Telescope Array), un consorzio internazionale che conta 200 enti di ricerca per l’esplorazione astrofisica delle alte energie dell’universo. Le esperienze polari sono raccontate nel libro “Cronache dai Ghiacci, 90 Giorni in Antartide” (Mondadori, 2015), dove l’Antartide viene presentata come metafora del mondo contemporaneo, in cui predominano complessità, alti rischi e innovazione permanente.